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V I N I
L'ITALIA DEI VINI
Un patrimonio straordinario di gusto e tradizione
Da generazioni noi della Vinicola Rotondi abbiamo posto il vino al centro del nostro impegno quotidiano. Ne conosciamo ogni aspetto, ogni peculiarità, sappiamo quanto è avvincente tutto ciò che lo circonda, dalla coltivazione del vitigno fino alla bottiglia che allieta il desco quotidiano, dalla lavorazione del mosto fino alla vendita in enoteca. Dietro a tutto questo c'è sempre passione, dedizione e creatività, c'è un patrimonio incredibile di tradizioni, cultura e sapori che cercheremo di raccontare nelle pagine di questo sito dedicate al Mondo del Vino.
Inziamo con uno sguardo sul panorama enologico italiano. Oggi il vino rappresenta l'Italia nel mondo meglio di qualsiasi immagine, riesce a riassumere in sè tutti i caratteri della nostra terra: l'aderenza alla storia e alle tradizioni, la capacità di investire con lungimiranza ed intuito nel futuro, la passione per le radici locali, lo slancio verso orizzonti più globali.
Per questo conoscere i vini italiani è come entrare nelle viscere dell'Italia e della sua gente. Se poi puntiamo lo sguardo sul mondo delle tipicità enologiche, come le DOC e le DOCG, si compie un passo ulteriore che conduce ad un autentico (e quasi inestricabile) labirinto di emozioni e di qualità dal quale si può ovviamente uscire, ma sempre con un senso di nostalgia e un richiamo irresistibile al tornarvi.
Partiamo verso un viaggio ideale da Nord a Sud della nostra Penisola. Rivolgeremo lo sguardo ad ogni regione, illustrandone il territorio vitivinicolo e l'offerta dei vini lì prodotti. Il percorso sarà lungo, ma possiamo assicurare che ne varrà la pena.
Buona Lettura!
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VALLE D'AOSTA
In Valle D’Aosta,
le viti vengono coltivate fino a 1200 metri, con sistemi a terrazzamento o a pergole sostenute da colonne in pietra. Una coltivazione difficile, ma storica, che si pensa sia addirittura precedente alla presenza romana nella regione. Il territorio conta molti vitigni autoctoni, quasi esclusivamente a bacca rossa Petit Rouge (insieme al Nebbiolo, conosciuto in territorio valdostano anche coi sinonimi di Picotendre o Picoultener, rappresenta quasi la metà del vigneto regionale), Vien de Nus, Fumin, Cornalin, Mayolet, Ner d’Ala, Vuillermin, Prëmetta, Crovassa, Bonda, Roussin e Roussin de Morgex. Il vitigno autoctono più rappresentativo a bacca bianca è il Prié blanc, conosciuto anche come Blanc del Morgex, ma sono abbastanza diffuse anche altre varietà come Chardonnay, Müller Thurgau e Pinot Gris, o altre come Petite Arvine e Muscat á petit grain.
L'unica DOC valdostana
In Val d'Aosta è presente una sola DOC - la Valle d'Aosta o Vallée d'Aoste DOC - che per maggior specifica viene accompagnata da una delle seguenti indicazioni di vitigno: Müller Thurgau; Gamay; Pinot nero o Pinot noir; Pinot grigio o Pinot gris; Pinot bianco o Pinot blanc; Chardonnay; Mayolet; Petite Arvine; Merlot; Fumin; Syrah; Cornalin; Nebbiolo; Petit rouge; Prëmetta; Moscato bianco o Muscat petit grain; Traminer aromatico o Gewürztraminer; Gamaret; Vuillermin.
Ulteriori specifiche sono ottenute tramite le menzioni geografiche: Donnas; Arnad-Montjovet; Chambave; Chambave Moscato o Chambave Muscat; Nus; Nus Malvoisie; Torrette; Enfer d’Arvier; Blanc de Morgex et de La Salle, o da una delle seguenti indicazioni di colore: bianco o blanc; rosso o rouge; rosato o rosé; o da una delle seguenti tipologie di vinificazione: novello o nouveau; Chambave Moscato Passito o Chambave Muscat Flétri; Nus Malvoise Passito o Nus Malvoisie Flétri ; Moscato bianco Passito o Muscat petit grain Flétri; Traminer aromatico Passito o Gewürztraminer Flétri; Passito o Flétri.
PIEMONTE
In Piemonte,
la coltivazione vitivinicola occupa una posizione fondamentale nell’ambito delle produzioni agricole. Vengono prodotti in prevalenza vini rossi, una tradizione già apprezzata ai tempi dei Romani. Le vigne sono quasi tutte in collina e i vitigni più diffusi sono il Barbera (1/3 della superficie), il Moscato bianco, il Dolcetto o il Grignolino. Il più importante vitigno piemontese è però il Nebbiolo, con acini fitti e piccoli, dal colore azzurro cupo. Altri vitigni autoctoni a bacca rossa sono il Freisa, il Brachetto, la Croatina, la Neretta cuneese, il Ruchè, l’Avanà, il Pelaverga, l’Uva rara, la Vespolina e le due Malvasie di Schierano e di Casorzo. Tra i vitigni autoctoni a bacca bianca, ha una notevole diffusione il Cortese, mentre risultano meno coltivati l’Arneis, l’Erbaluce e la Favorita. Hanno una buona diffusione anche Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero.
Le DOC e le DOCG piemontesi.
Da sempre vocata alla vitivinicoltura, la regione Piemonte vanta il maggior numero di vini Doc (42) e Docg (16) in Italia. Il territorio di questa regione è per il 30% in collina, per il 26% in pianura e per il 44% in montagna. Più del 90% della produzione vitivinicola piemontese è realizzata nelle zone collinari, con sistemi di allevamento moderni (guyot, controspalliera). I vitigni coltivati sono per la maggior parte a bacca rossa, con qualche interssante eccezione autoctona a bacca bianca. Vediamo nell'elenco seguente, la specifica dei 42 vini a denominazione d'origine controllata e i 16 vini a denominazione d'origine controllata e garantita:
I 42 vini D.O.C. del Piemonte --> Alba (Cuneo), Albugnano (Asti), Barbera d'Alba (Cuneo, Asti), Barbera del Monferrato (Asti, Alessandria), Boca (Novara), Bramaterra (Vercelli), Calosso (Asti), Canavese (Torino, Biella, Vercelli), Carema (Torino), Cisterna d'Asti (Asti, Cuneo), Colli Tortonesi (Alessandria), Collina Torinese (Torino), Colline Novaresi (Novara), Colline Saluzzesi (Cuneo), Cortese dell'Alto Monferrato (Asti, Alessandria), Coste della Sesia (Vercelli, Biella), Dolcetto d'Acqui (Alessandria), Dolcetto d'Alba (Cuneo), Dolcetto d'Asti (Asti), Dolcetto di Ovada (Alessandria), Fara (Novara), Freisa d'Asti (Asti), Freisa di Chieri (Torino), Gabiano (Alessandria), Grignolino d'Asti (Asti), Grignolino del Monferrato Casalese (Alessandria), Langhe (Cuneo), Lessona (Vercelli), Loazzolo (Asti), Malvasia di Casorzo o Casorzo (Asti, Alessandria), Malvasia di Castelnuovo Don Bosco (Asti), Monferrato (Asti, Alessandria), Nebbiolo d'Alba (Cuneo), Piemonte doc (Alessandria, Asti, Cuneo, Torino, Novara, Biella, Verbano-Ossola, Vercelli), Pinerolese (Torino, Cuneo), Rubino di Cantavenna (Alessandria), Sizzano (Novara), Strevi (Alessandria), Terre Alfieri (Asti), Valli Ossolane (Verbano-Cusio-Ossola), Valsusa (Torino), Verduno Pelaverga o Verduno (Cuneo).
I 16 vini D.O.C.G. del Piemonte --> Alta Langa (Cuneo, Asti, Alessandria), Asti docg (Asti, Cuneo), Barbaresco (Cuneo), Barbera d'Asti (Asti, Alessandria), Barbera del Monferrato Superiore (Asti, Alessandria), Barolo (Cuneo), Brachetto d'Acqui o Acqui docg (Asti, Alessandria), Dogliani (Cuneo), Dolcetto di Diano d'Alba o Diano d'Alba docg (Cuneo), Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada docg (Alessandria), Erbaluce di Caluso o Caluso docg (Torino, Vercelli), Gattinara (Vercelli), Gavi o Cortese di Gavi (Alessandria), Ghemme (Novara), Roero (Cuneo), Ruchè di Castagnole Monferrato (Asti).
Specifiche più approfondite dei 16 vini DOCG del PIEMONTE sono consultabili nella scheda a lato
LOMBARDIA
In Lombardia,
la vite prospera fin dall’antichità. La coltivazione si fa risalire agli Etruschi ed ai Romani. Poeti come Catullo e Virgilio decantarono nelle loro opere il delizioso frutto della vite lombarda. Tra i vitigni lombardi a bacca rossa primeggiano Croatina e Barbera (insieme costituiscono circa 1/3 del vigneto regionale), ma molto diffuso è anche il Pinot nero (coltivato soprattutto in Oltrepò pavese), il Merlot e il Cabernet Sauvignon. Tra le varietà autoctone si annoverano il Chiavennasca (nome attribuito in Valtellina al Nebbiolo), il Lambrusco Viadanese (mantovano), il Lambrusco maestri, il Groppello gentile, il Moscato di Scanzo, il Pignola e il Rossola, tra quelli a bacca rossa; il Bianca Botticino, il Bucalò, il Chiavennasca bianca, il Colombaia bianca e l’Erbamat, tra quelli a bacca bianca. Molto diffusi sono anche gli internazionali Chardonnay, Pinot grigio e Merlot, e varietà più nazionali come Riesling italico e Trebbiano di Lugana o di Soave.
Le DOC e le DOCG lombarde.
La regione Lombardia è una regione tra le più estese d'Italia. I suoi 30.000 ettari coltivati a vigneto sono dispersi su oltre 24.000 kmq di superficie regionale, pianeggiante per circa metà, montuosa per un ulteriore 40%. Poco più del 10% della superficie è collinare, e pertanto si presta a viticoltura di qualità. Le varie zone vitivinicole sono relativamente distanti tra loro e mostrano peculiarità assai diverse tra loro, sia dal punto di vista pedoclimatico che da quello ampelografico. La Lombardia conta 23 vini DOC e 5 vini DOCG che illustriamo nel seguente elenco:
I 23 vini D.O.C. della Lombardia --> Bonarda dell'Oltrepò Pavese (Pavia), Botticino (Brescia), Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese o Buttafuoco doc (Pavia), Capriano del Colle (Brescia), Casteggio (Pavia), Cellatica (Brescia), Curtefranca (Brescia), Garda Colli Mantovani (Mantova), Garda (Mantova, Brescia), Lambrusco Mantovano (Mantova), Lugana (Brescia), Oltrepò Pavese (Pavia), Oltrepò Pavese Pinot Grigio (Pavia), Pinot Nero dell'Oltrepò Pavese (Pavia), Riviera del Garda Bresciano o Garda Bresciano doc (Brescia), San Colombano al Lambro o San Colombano doc (MIlano, Lodi, Pavia), San Martino della Battaglia (Brescia), Sangue di Giuda dell'Oltrepò Pavese o Sangue di Giuda doc (Pavia), Terre del Colleoni o Colleoni (Bergamo), Valcalepio (Bergamo), Valtellina Rosso (Sondrio), Valtenesi (Brescia).
I 5 vini D.O.C.G. della Lombardia --> Franciacorta spumante (Brescia), Oltrepò Pavese Metodo Classico spumante (Pavia), Scanzo o Moscato di Scanzo passito (Bergamo), Sforzato di Valtellina o Sfursat di Valtellina rosso (Sondrio), Valtellina Superiore rosso (Sondrio).
VENETO
Il Veneto
è la prima regione italiana per produzione di vini a DOP e IGP. Il 30% di questa produzione è DOC e DOCG. Uno dei vitigni più diffusi è il Merlot, insieme alle altre varietà bordolesi Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, ma rilevante è anche la presenza della Corvina, a maggior ragione se si considera che la sua coltivazione è sostanzialmente limitata al Garda veronese e alla Valpolicella (dove, unitamente alla Rondinella e alla Molinara, è alla base dei vini Amarone e Recioto). Altri vitigni a bacca rossa molto coltivati sono il Raboso Piave e Veronese, il Marzemino e il Refosco dal peduncolo rosso. Tra le varietà a bacca bianca, il Prosecco è la più diffusa (prima varietà coltivata in Veneto), da cui si ottengono i celebri vini di Conegliano Valdobbiadene, seguita dalla Garganega, base dei vini di Soave e Gambellara, e dalle varietà internazionali Chardonnay, Pinot bianco e grigio, Sauvignon. Molto importanti per questa regione sono anche le varietà tradizionali Trebbiano di Soave, Tai (ex Tocai), Verduzzo trevigiano e Durella.
Le DOC e le DOCG venete
Il Veneto è al secondo posto in Italia, dopo il Piemonte, per il numero di vini DOCG (14) e vini DOC (28), ma è il primo produttore di vino in Italia in termini di quantità. La superficie vitata del Veneto conta oltre 75.000 ettari, di cui il 60% in pianura, il restante 40% in collina, con una limitata percentuale di viticoltura montana. Il clima della regione risente della presenza delle catene montuose e della ampia porzione di pianura, questo comporta la presenza di notevoli escursioni termiche tra estate ed inverno, mitigate solo in prossimità del Lago di Garda e della zona costiera. Nella parte pianeggiante, il clima è già più continentale con estati torride e gelate frequenti nel periodo invernale.
I 28 vini D.O.C. del Veneto --> Arcole (Verona), Vicenza Bagnoli di Sopra o Bagnoli doc (Padova), Bardolino (Verona), Bianco di Custoza o Custoza (Verona), Breganze (Vicenza), Colli Berici (Vicenza), Colli Euganei (Padova), Corti Benedettine del Padovano (Padova, Venezia), Gambellara (Vicenza), Garda (Verona), Lessini Durello (Verona, Vicenza), Lison Pramaggiore (Pordenone, Venezia, Treviso), Lugana (Verona), Merlara (Padova, Verona), Montello e Colli Asolani (Treviso), Monti Lessini (Verona, Vicenza), Piave o Vini del Piave doc (Treviso, Venezia), Prosecco (Treviso, Belluno, Padova, Venezia, Vicenza), Riviera del Brenta (Venezia, Padova), San Martino della Battaglia (Verona), Soave (Verona), Valdadige (Verona), Valdadige Terra dei Forti (Verona), Valpolicella (Verona), Valpolicella Ripasso (Verona), Venezia doc (Venezia, Treviso),Vicenza doc (Vicenza), Vigneti della Serenissima o Serenissima doc (Belluno, Padova, Treviso, Vicenza, Verona).
I 14 vini D.O.C.G. del Veneto --> Amarone della Valpolicella (Verona), Bagnoli Friulano o Friulano di Bagnoli (Padova), Bardolino Superiore (Verona), Colli Asolani Prosecco o Asolo Prosecco (Treviso), Colli di Conegliano (Treviso), Colli Euganei Fior d'Arancio (Padova), Conegliano Valdobbiadene Prosecco (Treviso), Lison (Venezia), Montello Rosso o Rosso del Montello (Treviso), Piave Malanotte o Malanotte del Piave (Treviso), Recioto della Valpolicella (Verona), Recioto di Gambellara (Vicenza), Recioto di Soave (Verona), Soave Superiore (Verona).
TRENTINO ALTO ADIGE
Il Trentino Alto Adige,
è una regione con forte vocazione storica alla produzione di vini rossi, eppure questa regione è più nota per i suoi eccellenti vini bianchi, che beneficiano del clima fresco in grado di conferire una piacevole e vivace nota acida. Dal punto di vista enologico, si tende a considerare il Trentino e l'Alto Adige diviso in due zone ben distinte e per consuetudine le denominazioni delle due aree sono precedute dalla menzione delle rispettive province. Nel Trentino, si registra prevalentemente una produzione di vini rossi, in particolare dalle uve a bacca rossa quali il Teroldego (assoluto protagonista di quest'area) e il Marzemino. Sempre in Trentino, con la denominazione Trento DOC, si registra un'ottima produzione di spumanti elaborati con il metodo classico. Fra le uve a bacca bianca, è opportuno ricordare la varietà più celebre del Trentino: la Nosiola. Nell'Alto Adige, grazie al particolare clima fresco e alle condizioni ambientali/geologiche, la produzione dei vini bianchi raggiunge livelli di eccellenza, certamente annoverabili fra i migliori d'Italia. Si tratta di vini caratterizzati dalla tipica e piacevole acidità, arricchita da un'esuberante freschezza aromatica di fiori e frutti. Anche la produzione di vini rossi è ottima in Altoadige, si veda per esempio il Lagrein - la celebre uva autoctona dell'Alto Adige - o il Pinot Nero, che in questa zona è capace di produrre risultati di assoluta classe ed eleganza. Da non dimenticare poi il Gewürztraminer - o Traminer Aromatico - e i tanti vini prodotti con l'uva Schiava, qui nota con il nome Vernatsch, in tutte le sue sotto-varietà: grossa, grigia e gentile.
Le DOC trentine e altoatesine.
Il Trentino Alto Adige è' una regione interamente montuosa (circa 14.000 kmq). E' composta dalle province autonome di Trento e Bolzano, nettamente distinte sia in ambito linguistico che amministrativo. Anche se geograficamente parlando è difficile tracciare un confine morfologico tra le due zone, le differenze etnico-linguistiche e pedoclimatiche hanno condotto, nel corso dei secoli, a peculiarità diverse nella produzione vitivinicola tra le due provincie. Al momento, il Trentino Alto Adige non annovera vini DOCG, ma conta 2 vini DOC nella zona altoatesina e 8 vini DOC nella parte trentina, come da seguente elenco:
I 10 vini D.O.C. del Trentino Alto Adige --> Alto Adige o dell'Alto Adige (Bolzano), Casteller (Trento), Lago di Caldaro o Caldaro (Trento, Bolzano), Teroldego Rotaliano (Trento), Trentino doc (Trento), Trentino Superiore (Trento), Trento doc (Trento), Valdadige (Trento), Valdadige (Bolzano), Valdadige Terra dei Forti (Trento).
FRIULI VENEZIA GIULIA
In Friuli Venezia Giulia,
la viticoltura ha conosciuto dei momenti di crisi nel passato, ma ha saputo riprendersi egregiamente al punto che oggi in Friuli vengono prodotte alcune eccellenze enologiche italiane, in particolare nel settore dei vini bianchi, conosciute a livello internazionale. Le varietà più rinomate a bacca bianca sono il Friulano, il Verduzzo friulano, la Malvasia Istriana, la Ribolla gialla, il Picolit. Tra i vitigni a bacca rossa, il Refosco dal peduncolo rosso e lo Schioppettino, il Terrano e il Pignolo. Anche i vitigni internazionali occupano un posto di rilievo: Pinot grigio (prima varietà per diffusione), Merlot, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot nero, Sauvignon, Cabernet Franc e Sauvignon, Traminer aromatico, Riesling italico e renano.
Le DOC e DOCG friulane.
Nella regione Friuli Venezia Giulia troviamo alcune delle eccellenze vitivinicole italiane, in particolare nel settore dei vini bianchi. E' una regione per buona metà collinare, con il 20% circa di territorio montuoso e un 40% di aree pianeggianti, con circa 20.000 ettari di terreno coltivati a vite. I vitigni a bacca bianca rappresentano circa il 50% del totale ed i vigneti si trovano per più del 60% in aree pianeggianti e per il 35% in zone collinari. Ad oggi il Friuli Venezia Giulia conta 10 vini DOC e 4 vini DOCG che vediamo qui di seguito elencati, con le relative provincie di appartenenza:
I 10 vini D.O.C. del Friuli Venezia Giulia --> Carso (Trieste Gorizia), Collio Goriziano o Collio (Gorizia), Friuli Annia (Udine), Friuli Aquileia (Udine), Friuli Colli Orientali (Udine), Friuli Grave (Udine, Pordenone), Friuli Isonzo o Isonzo del Friuli (Gorizia), Friuli Latisana (Udine), Lison Pramaggiore (Pordenone), Prosecco (Gorizia, Pordenone, Udine, Trieste).
I 4 vini D.O.C.G. del Friuli Venezia Giulia --> Colli Orientali del Friuli Picolit (Udine), Lison (Venezia, Pordenone), Ramandolo (Udine), Rosazzo (Udine).
LIGURIA
In Liguria,
la produzione del vino è radicata nel tempo: basti pensare che le qualità del vino ligure inebriarono Strabone, nell’antica Roma, e Sante Lancerio, il bottigliere ufficiale di Papa Paolo III. La Liguria è soprattutto terra di vini bianchi: tra i famosi vitigni a bacca bianca il più coltivato è il Vermentino, ma altrettanta storia hanno l’Albarola e il Bosco (alla base dei celebri vini delle Cinque Terre), il Pigato, il Trebbiano toscano, la Bianchetta genovese e il Lumassina. Tra i vitigni autoctoni a bacca rossa si segnala il Rossese, coltivato soprattutto nella zona di Imperia, il Sangiovese, il Dolcetto (chiamato localmente Ormeasco), il Ciliegiolo e la Pollera nera.
Le DOC liguri.
La Liguria è una delle regioni vitivinicole più piccole d'Italia, con soli 5.000 ettari vitati. La particolare conformazione della regione, contornata da Alpi, Appennini e mare, rende la viticoltura estremamente difficile tanto da essere definita, in alcuni casi, "estrema". Il territorio montuoso supera il 60% della superficie totale, per la parte restante è dolcemente collinare. Le viti sono molto spesso coltivate in incredibili "terrazzamenti", le forme di allevamento più diffuse sono l'Alberello e la Spalliera.
I 10 vini D.O.C. della Liguria --> Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà (La Spezia), Colli di Luni (La Spezia), Colline di Levanto (Spezia), Golfo del Tigullio-Portofino o Portofino doc (Genova), Pornassio o Ormeasco di Pornassio (Imperia), Riviera Ligure di Ponente doc (Savona, Imperia, Genova), Rossese di Dolceacqua o Dolceacqua doc (Imperia).
EMILIA ROMAGNA
L’Emilia Romagna
oggi accoglie i vitigni impiantati dopo la distruzione delle coltivazioni afflitte da fillossera, ma la coltura della vite risale almeno all’epoca etrusca. Nel reggiano e nel modenese si produce il vino simbolo della vitivinicoltura emiliana, il Lambrusco, nelle varietà di vitigno Grasparossa, Sorbara, Maestri, Marani e Salamino. Accanto al Lambrusco, tra le altre varietà rosse si coltivano i vitigni Sangiovese (molto diffuso in tutta la Romagna, dove è la varietà simbolo dell’enologia territoriale), Ancellotta, Barbera e Croatina (coltivate soprattutto sui Colli Piacentini, dove danno origine al celebre Gutturnio), Merlot e Centesimino. Tante varietà anche tra quelle a bacca bianca, come il Trebbiano romagnolo (prima varietà coltivata in regione, con circa il 30% della superficie vitata), l’Albana, il Pignoletto, lo Chardonnay, il Montù, l’Ortrugo (coltivato esclusivamente sui Colli piacentini) e l’Alionza.
Le DOC e le DOCG emiliano-romagnole.
L'Emilia Romagna rappresenta una delle più grandi regioni vitivinicole in termini di estensione, con circa 60.000 ettari vitati. La superficie regionale è per il 50% pianeggiante, il 25% collinare ed il 25% montuosa. Quindi la distribuzione delle vigne è grossomodo del 75% in pianura, 20% in zone collinari e 5% in montagna (400/600 mt. sul livello del mare). Il clima e le caratteristiche pedoclimatiche del territorio danno origine a diverse zone vinicole, nel suo complesso l'Emilia Romagna conta 18 vini DOC e 2 vini DOCG che vediamo qui di seguito elencati con le relative provincie di appartenenza:
I 18 vini D.O.C. dell'Emilia Romagna --> Bosco Eliceo (Ferrara, Ravenna), Colli Bolognesi (Bologna), Colli d'Imola (Bologna), Colli di Faenza (Ravenna, Forli-Cesena), Colli di Parma (Parma), Colli di Rimini (Rimini) Colli di Scandiano e di Canossa (Reggio Emilia) Colli Piacentini (Piacenza), Colli Romagna Centrale (Forli-Cesena), Gutturnio (Piacenza), Lambrusco di Sorbara (Modena), Lambrusco Grasparossa di Castelvetro (Modena), Lambrusco Salamino di Santa Croce (Modena), Modena doc (Modena), Ortrugo (Piacenza), Reggiano doc, (Reggio Emilia), Reno doc (Bologna, Modena), Romagna doc.
I 2 vini D.O.C.G. dell'Emilia Romagna --> Colli Bolognesi Classico Pignoletto (Bologna), Romagna Albana (Bologna, Forli-Cesena, Ravenna).
TOSCANA
In Toscana,
la tradizione viticola affonda le sue radici nella storia antica. La coltura della vite si fa risalire agli Etruschi e ai Romani. Oggi alcuni vini toscani sono collocati tra le celebrità mondiali del settore. Le colline di questa regione offrono un terreno ideale per la vite. Il vitigno rosso Sangiovese occupa oltre la metà del territorio coltivato ed è alla base di moltissimi vini prodotti in regione. Tra gli altri vitigni autoctoni a bacca rossa ci sono il Canaiolo nero, il Ciliegiolo, l’Alicante e l’Aleatico, mentre minore diffusione hanno varietà tradizionali come Colorino, Foglia tonda, Barsaglina, Malvasia nera, Vermentino nero e Pugnitello. Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot nero e Syrah tra le varietà internazionali.
Le DOC e le DOCG toscane.
La regione Toscana, insieme al Piemonte, è sinonimo di vini d'altissima qualità. E' infatti ricordata, a livello mondiale, come patria dei celeberrimi "Supertuscans", termine coniato per definire soprattutto quei vini prodotti nel Bolgherese, aventi come precursore l'arcinoto Sassicaia. Creando quei vini, i loro produttori intendevano rinnovare il settore enologico introducendo vitigni internazionali e il metodo dell'affinamento in barriques, in una regione dove imperava la tradizione del Sangiovese e delle botti grandi. Ma la Toscana oggi vanta anche tanti altri vini eccellenti. La sua grande estensione geografica (23.000 kmq di cui il 67% collinare, il 25% montuoso e l'8% pianeggiante includendo anche le isole dell'Arcipelago Toscano) e la notevole superficie vitata (quasi 70.000 ettari) le consentono di annoverare ben 40 vini DOC e 11 vini DOCG, come elencati nelle righe sottostanti:
I 40 vini D.O.C. della Toscana --> Ansonica Costa dell'Argentario (Grosseto), Barco Reale di Carmignano (Prato, Firenze), Bianco dell'Empolese (Firenze), Bianco di Pitigliano (Grosseto), Bolgheri e Bolgheri Sassicaia (Livorno), Candia dei Colli Apuani (Massa-Carrara), Capalbio (Grosseto), Colli dell'Etruria Centrale (Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Prato, Arezzo), Colli di Luni (Massa-Carrara), Colline Lucchesi (Lucca), Cortona (Arezzo), Elba (Livorno), Grance Senesi (Siena), Maremma Toscana (Grosseto), Montecarlo (Lucca), Montecucco (Grosseto), Monteregio di Massa Marittima (Grosseto), Montescudaio (Pisa), Moscadello di Montalcino (Siena), Orcia (Siena), Parrina (Grosseto), Pomino (Firenze), Rosso di Montalcino (Siena), Rosso di Montepulciano (Siena), San Gimignano (Siena), San Torpè (Pisa, Livorno), Sant'Antimo (Siena), Sovana (Grosseto), Terratico di Bibbona (Livorno), Terre di Casole (Siena), Terre di Pisa (Pisa), Val d'Arbia (Siena), Val d'Arno di Sopra (Arezzo), Val di Cornia (Livorno, Pisa), Valdichiana Toscana (Arezzo, Siena), Valdinievole (Pistoia), Vin Santo del Chianti Classico (Firenze, Siena), Vin Santo del Chianti (Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Prato, Arezzo), Vin Santo di Montepulciano (Siena).
Gli 11 vini D.O.C.G. della Toscana --> Brunello di Montalcino (Siena), Carmignano (Prato), Chianti Classico (Firenze, Siena), Chianti (Arezzo, Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Prato), Elba Aleatico Passito o Aleatico Passito dell'Elba (Livorno), Montecucco Sangiovese (Grosseto), Morellino di Scansano (Grosseto), Rosso della Val di Cornia (Livorno, Pisa), Suvereto (Livorno), Vernaccia di San Gimignano (Siena), Vino Nobile di Montepulciano (Siena).
Per specifiche più approfondite sugli 11 vini DOCG della TOSCANA clicca sulla scheda a lato.
MARCHE
Nelle Marche,
la vitivinicoltura vanta tradizioni plurisecolari. Intorno ad Ascoli Piceno sono stati rinvenuti fossili che risalgono addirittura all’Età del Ferro. Oggi il vitigno più famoso delle Marche è sicuramente il Verdicchio, ma accanto a questa celebrità non possono essere dimenticati altri vitigni a bacca bianca: il Pecorino, la Passerina, il Maceratino (denominato anche Ribona o Montecchiese) e il Biancame. Tra i vitigni rossi il prelibato Vernaccia nera, il Lacrima e il Morettone, tipico della Provincia di Ascoli Piceno. Tra gli altri vitigni non autoctoni, ma di grande e antica tradizione, ci sono il Trebbiano toscano, il Sangiovese, il Montepulciano e il Ciliegiolo. In espansione anche gli internazionali Pinot grigio, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Pinot nero e Merlot.
Le DOC e le DOCG marchigiane.
Le Marche hanno un territorio collinare per il 70% e montuoso per il 30%. Questa tipologia morfologica rende questa regione particolarmente indicata per la viticoltura, infatti i suoi 24.000 ettari vitati sono quasi totalmente in zone collinari. I vitigni coltivati sono per il 60% bianchi (soprattutto Verdicchio) e per il 40% rossi (Montepulciano, Sangiovese). I sistemi di allevamento sono tradizionali, sussistono quelli ad Alberello ed Alberate maritate, ma le più razionali controspalliere stanno ormai prendendo il sopravvento.
I 15 vini D.O.C. delle Marche --> Bianchello del Metauro (Pesaro-Urbino), Colli Maceratesi (Macerata, Ancona), Colli Pesaresi (Pesaro-Urbino), Esino (Ancona, Macerata), Falerio (Ascoli-Piceno, Fermo), I Terreni di San Severino (Macerata), Lacrima di Morro d'Alba (Ancona), Pergola (Pesaro-Urbino), Rosso Conero (Ancona), Rosso Piceno (Ancona, Macerata, Ascoli-Piceno, Fermo), San Ginesio (Macerata), Serrapetrona (Macerata), Terre di Offida (Ascoli-Piceno, Fermo), Verdicchio dei Castelli di Jesi (Ancona, Macerata), Verdicchio di Matelica (Ancona, Macerata).
I 5 vini D.O.C.G. delle Marche --> Castelli di Jesi Verdicchio Riserva (Ancona, Macerata), Conero (Ancona), Offida (Ascoli-Piceno), Verdicchio di Matelica Riserva (Ancona, Macerata), Vernaccia di Serrapetrona (Macerata).
UMBRIA
L’Umbria
come del resto tutto il Centro-Italia, vanta una tradizione vitivinicola millenaria. Furono gli Umbri e gli Etruschi, ben prima dei Romani, a coltivare la vite nella regione. La tradizione si basa su pregiate varietà autoctone come il Grechetto, il Verdello, il Drupeggio, il Procanico (sinonimo del Trebbiano toscano), la Malvasia bianca lunga e quella di Candia, e il Trebbiano spoletino per quelle a bacca bianca. Grande anche la tradizione e la prelibatezza dei vitigni autoctoni a bacca rossa, tra i quali spicca il Sagrantino, il Sangiovese (la varietà più diffusa in regione, analogamente a molte aree dell’Italia centrale) il caratteristico Ciliegiolo, il Montepulciano e gli internazionali Merlot, Cabernet Sauvignon, Gamay e Pinot nero.
Le DOC e le DOCG umbre.
L'Umbria è dal punto di vista morfologico una regione collinare al 71% e montuosa per la restante parte. Piccola nelle sue dimensioni, con i 17.000 ettari a vite ha un elevato rapporto tra superficie vitata e superficie totale disponibile. L'Umbria è storicamente una regione vocata alla vitivinicoltura, di tipo collinare, caratterizzata da rese medie per ettaro piuttosto basse, uno dei presupposti per la produzione di vino di alta qualità.
I 13 vini D.O.C. dell'Umbria --> Amelia (Terni), Assisi doc (Perugia), Colli Altotiberini (Perugia), Colli del Trasimeno o Trasimeno doc (Perugia), Colli Martani (Perugia), Colli Perugini (Perugia, Terni), Lago di Corbara (Terni), Montefalco (Perugia), Orvieto (Terni, Viterbo), Rosso Orvietano o Orvietano Rosso (Terni), Spoleto (Perugia), Todi (Perugia), Torgiano (Perugia).
I 2 vini D.O.C. dell'Umbria --> Montefalco Sagrantino (Perugia), Torgiano Rosso Riserva (Perugia).
LAZIO
Nel Lazio,
Tibullo, Orazio, Catullo, Plinio il Vecchio e tanti altri non poterono tacere la bontà del vino lì prodotto, una tradizione che affonda le sue radici in epoca etrusca, ma la vera svolta nella produzione del vino laziale si ebbe nel Medioevo. Nel territorio i vitigni a bacca bianca sono sicuramente prevalenti (3/4 del vigneto regionale): Trebbiano toscano, romagnolo e, in minor parte, giallo (chiamato anche Rossetto, molto diffuso nella zona dei Castelli) e verde (quest’ultimo riconducibile al Verdicchio), Malvasia bianca di Candia (chiamata anche Malvasia rossa, molto diffusa sui Castelli romani), bianca lunga e del Lazio (detta anche Malvasia puntinata, varietà autoctona laziale), Bellone o Cacchione, Bombino bianco, Grechetto, Greco e Moscato di Terracina, tutte varietà generose. Non da meno i vitigni a bacca rossa: il Cesanese (comune, il più diffuso, e d’Affile, noto anche come Cesanese del Piglio), il Ciliegiolo, il Nero buono, il Sangiovese, il Montepulciano, l’Aleatico e gli internazionali Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Petit Verdot.
Le DOC e le DOCG laziali.
Il Lazio vitivinicolo ha una superficie vitata di quasi 50.000 ettari, un'estensione non di poco conto. Per il 50% il terrritorio è collinare, mentre per la restante parte è suddivisa a metà tra pianura e zone montuose. Dopo l'avvento della fillossera, e quindi con l'avvento della moderna viticoltura, nel Lazio è prevalsa la tendenza a produrre grandi quantità di vino, a discapito della "selezione enologica" vocata alla qualità. Fortunatamente, come in altre regioni d'Italia, anche nel Lazio le politiche vitivinicole stanno cambiando, grazie all'impegno di alcuni viticoltori che, per scelta, scommettono su vini di eccellenza sfruttando il potenziale dei vitigni autoctoni.
I 26 vini D.O.C. del Lazio --> Aleatico di Gradoli (Viterbo), Aprilia (Latina, Roma), Atina (Frosinone), Bianco Capena (Roma), Castelli Romani (Roma, Latina), Cerveteri (Roma, Viterbo), Cesanese di Affile o Affile (Roma), Cesanese di Olevano Romano o Olevano Romano (Roma), Circeo (Latina), Colli Albani (Roma), Colli della Sabina (Roma, Rieti), Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia (Viterbo), Colli Lanuvini (Roma), Cori (Latina), Est!! Est!! Est!! di Montefiascone (Viterbo), Frascati (Roma), Genazzano (Roma), Marino (Roma), Montecompatri Colonna (Roma), Nettuno (Roma), Orvieto (Terni, Viterbo), Roma (Roma), Tarquinia (Roma, Viterbo), Terracina o Moscato di Terracina (Latina), Velletri (Roma, Latina), Viganello (Vterbo), Zagarolo (Roma).
I 3 vini D.O.C.G. del Lazio --> Cannellino di Frascati (Roma), Cesanese del Piglio o Piglio (Frosinone), Frascati Superiore (Roma).
ABRUZZO
In Abruzzo,
la tradizione della viticoltura è antichissima tra le colline, le valli e gli altipiani abruzzesi. Già in epoca romana è testimoniata una fiorente coltivazione della vite nella regione. A distanza di tanti secoli, oggi sono soprattutto due i grandi vitigni che popolano le vigne abruzzesi: le bacche nere del Montepulciano e quelle bianche del Trebbiano d’Abruzzo o Abruzzese. Accanto a questi le altre specie tradizionali, come il Passerina, il Pecorino e il Cococciola, e gli internazionali Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay.
Le DOC e le DOCG abruzzesi.
I vini abruzzesi esprimono appieno lo spirito del territorio, dove l'esperienza enologica si rinnova giorno dopo giorno nel solco della tradizione, con un occhio sempre attento alla sperimentazione e ai gusti dei consumatori. L’Abruzzo è una regione molto varia, sia dal punto di vista enologico che gastronomico. Il suo territorio è prevalentemente montuoso e collinare e l'affaccio verso il mare Adriatico gli conferisce vantaggi climatici importanti che influiscono molto positivamente nei terroir collinari abruzzesi. Il clima della regione è chiaramente mite sul versante adriatico, mentre diviene più continentale spostandosi verso l’interno e con l’aumentare dell’altitudine. Favorevole per la vitivinicoltura il livello medio delle precipitazioni, più scarso sulla costa e maggiore all’interno.
I 7 vini D.O.C. dell'Abruzzo --> Abruzzo doc (Chieti, L'Aquila, Teramo, Pescara), Cerasuolo d'Abruzzo (Chieti, L'Aquila, Teramo, Pescara), Controguerra (Teramo), Montepulciano d'Abruzzo (Chieti, L'Aquila, Teramo, Pescara), Ortona (Chieti), Terre Tollesi o Tullum (Chieti), Trebbiano d'Abruzzo (Chieti, L'Aquila, Teramo, Pescara), Villamagna (Chieti).
L'unico vino D.O.C.G. dell'Abruzzo --> Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane (Teramo).
MOLISE
In Molise
la produzione vitivinicola risale ai tempi in cui i Sanniti popolavano la zona. Questo popolo pare avesse imparato l’arte del vino dai Greci. Furono i Romani però a introdurre la coltivazione della vite su larga scala nei territori molisani. Oggi, tra i rossi, i vitigni più diffusi sono il Montepulciano e il Sangiovese, ma occupano buono spazio anche Cabernet Sauvignon, Merlot, Ciliegiolo e Aglianico. Fra i bianchi spiccano invece il Trebbiano toscano, la Falanghina, la Malvasia bianca di Candia e bianca lunga, il Bombino bianco, il Greco e il Moscato bianco. Il Molise vanta un particolare vitigno autoctono a bacca rossa, il Tintilia, una varietà in grado di produrre un vino ad alta gradazione alcolica, di notevole intensità colorante, che è stato salvato dall’estinzione solo per la pervicacia dei viticoltori molisani.
Le DOC molisane.
Il Molise territorialmente è di piccole dimensioni e dal punto di vista vitivinicolo i terrreni si collocano per il 45% in zone collinari e per il 55% in zone montuose. La superficie vitata totale è di soli 8.000 ettari, stanziata sopratutto nella provincia di Campobasso.
I 4 vini D.O.C. del Molise --> Biferno (Campobasso), Molise o del Molise doc (Isernia, Campobasso), Pentro d'Isernia o Pentro doc (Isernia), Tintilia del Molise (Isernia, Campobasso).
CAMPANIA
In Campania,
furono i Greci a introdurre la coltivazione della vite. I risultati furono eccezionali, se si pensa che il vino campano era prediletto da molti imperatori Romani. Ancora oggi il vino di questa regione vanta molti estimatori, soprattutto per la varietà e la qualità dei suoi vitigni noti in tutto il mondo. Sono rinomati, tra quelli a bacca bianca, il Falanghina, il Fiano e il Greco (i tre vitigni bianchi più diffusi in regione ed alla base di molti dei vini a DOP e IGP prodotti), l’Asprinio di Aversa, il Biancolella, la Coda di Volpe bianca, la Malvasia bianca di Candia (detta localmente anche Uva Cerreto) e il Forastera; tra quelli a bacca rossa l’Aglianico (rappresenta oltre 1/3 del vigneto campano), il Barbera, il Sangiovese, il Guarnaccia, il Piedirosso, il Sciascinoso, il Greco nero e il Primitivo.
Le DOC e le DOCG campane.
La Campania è una regione di antichissime tradizioni vitivinicole, i Romani ritenevano il Falerno del Massico proveniente dalla Campania Felix il miglior vino in circolazione. Tornando al presente, va segnalato quanto la regione Campania sia migliorata nella sua offerta enologica grazie a scelte lungimiranti ed accorte di alcuni produttori locali, che hanno dato vita a vini di altissimo livello, partendo sia da vitigni a bacca bianca che a bacca rossa. Geograficamente la coltivazione della vite in Campania è favorita dalla presenza di una superficie per oltre il 50% collinare e per oltre il 30% di tipo montuoso. In questa regione, così territorialmente estesa, i metodi di allevamento dei vitigni variano a seconda della zona. Nel Casertano si prediligevano le alberate maritate, mentre l'alberello è più diffuso nell'Avellinese e nelle zone di alta collina e di montagna. Allevamenti più moderni come la spalliera sono diffusi un pò ovunque, in altri casi si incontrano anche allevamenti a pergola.
I 15 vini D.O.C. della Campania --> Aversa (Caserta, Napoli), Campi Flegrei (Napoli), Capri (Napoli), Casavecchia di Pontelatone (Caserta), Castel San Lorenzo (Salerno), Cilento (Salerno), Costa d'Amalfi (Salerno), Falanghina del Sannio (Benevento), Falerno del Massico (Caserta), Galluccio (Caserta), Irpinia (Avellino), Ischia doc (Napoli), Penisola Sorrentina doc (Salerno), Sannio (Benevento), Vesuvio doc (Napoli).
I 4 vini D.O.C.G. della Campania --> Aglianico del Taburno o Taburno docg (Benevento), Fiano di Avellino o Apianum (Avellino), Greco di Tufo (Avellino), Taurasi (Avellino).
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PUGLIA
In Puglia,
la vite domina il paesaggio pugliese sin dal 2000 a.C. Fu però con l’Unità d’Italia che si ebbe il primo razionale progetto di viticoltura. Oggi i vini pugliesi si fanno apprezzare in tutto il mondo, forti dei vitigni autoctoni e di quelli internazionali che hanno trovato nella regione un luogo ideale per generare ottime uve. I vitigni pugliesi a bacca nera sono il Negroamaro, l’Uva di Troia, la Malvasia nera di Brindisi e di Lecce, l’Aglianico, il Primitivo, il Sussumaniello, il Bombino nero e l’Aleatico. Tra quelli a bacca bianca, il Verdeca, il Bombino bianco, il Bianco d’Alessano, l’Impigno, il Fiano, la Malvasia bianca lunga e la Falanghina. Anche in questa regione, tuttavia, si stanno diffondendo varietà internazionali come Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay.
Le DOC e le DOCG pugliesi.
La regione Puglia, con i suoi 180.000 ettari vitati è nei primi posti in Italia per produzione enologica. Grandi quantità di uva e di vino che però non vanno a scapito del livello qualitivo. Come in altre regioni, anche in Puglia si notano gli effetti del sensibile miglioramento enologico che è avvenuto in Italia negli ultimi 3 decenni. Gli sforzi pugliesi nel miglioramento qualitativo vitivinicolo hanno già cominciato a dare risultati rilevanti e dopo anni di produzione di vino basata sulle alte rese per ettaro di vini, in particolare da "taglio" grazie alla loro colorazione e consistenza, ora si è valorizzato il territorio con creazioni enologiche di tutto rispetto, basandosi su vitigni autoctoni. Dal punto di vista territoriale, la Puglia ha un superficie per circa metà collinare e per metà pianeggiante. Presenta una notevole area vitata (ca. 110.000 ettari) per maggioranza in pianura. I vitigni principali di questa regione rimangono sempre il Primitivo ed il Negro Amaro e la loro forma di allevamento più diffusa è l'Alberello anche se sta avanzando velocemente la forma a Spalliera.
I 28 vini D.O.C. della Puglia --> Aleatico di Puglia (Foggia, Bari, Brindisi, Lecce, Taranto), Alezio (Lecce), Barletta doc (Barletta/Andria/Trani), Brindisi doc (Brindisi), Cacc'e Mmitte di Lucera (Foggia), Castel del Monte doc (Bari, Barletta/Andria/Trani), Colline Joniche Tarantine (Taranto), Copertino (Lecce), Galatina doc (Lecce), Gioia del Colle (Bari), Gravina (Bari), Leverano (Lecce), Lizzano (Taranto), Locorotondo (Bari, Brindisi), Martina o Martinafranca doc (Brindisi, Bari, Taranto), Matino (Lecce), Moscato di Trani (Bari, Foggia, Barletta/Andria/Trani), Nardò (Lecce), Negroamaro di Terra d'Otranto (Brindisi, Lecce, Taranto), Orta Nova (Foggia), Ostuni doc (Brindisi), Primitivo di Manduria (Taranto, Brindisi), Rosso di Cerignola (Foggia), Salice Salentino (Lecce, Brindisi), San Severo (Foggia), Squinzano (Lecce, Brindisi), Tavoliere delle Puglie o Tavoliere doc (Foggia, Barletta/Andria/Trani), Terra d'Otranto doc (Brindisi, Lecce, Taranto).
I 4 vini D.O.C.G. della Puglia --> Castel del Monte Bombino Nero (Bari, Barletta/Andria/Trani), Castel del Monte Nero di Troia Riserva (Bari, Barletta/Andria/Trani), Castel del Monte Rosso Riserva (Bari, Barletta/Andria/Trani), Primitivo di Manduria Dolce Naturale (Taranto, Brindisi).
BASILICATA
In Basilicata,
l'Aglianico è il vitigno che più caratterizza la produzione della regione (quasi il 60% del vigneto lucano), un’uva a bacca rossa che sembra essere stata impiantata nella zona dai coloni della Magna Grecia. Gli altri vitigni presenti sul territorio sono la Malvasia Bianca lunga e quella nera (autoctona) di Basilicata. Tra le uve a bacca rossa il Bombino Nero, il Ciliegiolo, il Sangiovese. A bacca bianca il Fiano, il Moscato Bianco, il Trebbiano toscano e il Pinot grigio. Merlot e Cabernet sono tra le colture di minor rilevanza.
Le DOC e le DOCG lucane.
La Basilicata sia territorialmente che a livello vitivinicolo in termini quantitativi è assai modesta, ma offre prodotti assai interessanti sia dal punto di vista dei vitigni locali che a livello qualitativo dei vini prodotti localmente. La regione ha una superficie montuosa per gran parte, con due sbocchi (ben distanti un d'altro) verso il mare. Mar Jonio e Mar Tirreno apportano i loro influsso e la mitezza del clima alle coltivazioni viticole verso la costa, ma anche l'Appennino contribuisce (con le sue tipiche condizioni pedoclimatiche) a favorire la produzione vitivinicola verso l'interno, qui i rilievi degradano in colline molto indicate alla coltivazione della vite, sopratutto ai piedi del Vulture. Anche in Val d'Agri le condizioni geografiche e l'altitudine dei vigneti (superiore anche ai 500m), grazie alle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte ed estate-inverno, permettono di produrre vini eccellenti.
I 4 vini D.O.C. della Basilicata --> Aglianico del Vulture (Potenza), Grottino di Roccanova (Potenza), Matera doc (Matera), Terre dell'Alta Val d'Agri (Potenza).
L'unica D.O.C.G. della Basilicata --> Aglianico del Vulture Superiore (Potenza).
CALABRIA
Enotria, la terra di vino....
Così gli antichi Greci chiamavano l’Italia Meridionale e gran parte di questa fama vinicola era dovuta alla fiorente coltura della vite in Calabria. Il Gaglioppo è il vitigno autoctono calabrese più famoso, alla base della produzione del vino Cirò. Tra gli altri vitigni tradizionali si ricordano il Magliocco canino e quello dolce (meno diffuso), i Nerelli (Cappuccio, il più coltivato, e Mascalese), il Greco nero, il Mantonico nero e la Nocera, tra quelli a bacca nera; il Greco bianco (presente soprattutto nel cirotano ed alla base del Cirò Bianco), il Greco di Bianco (vitigno totalmente diverso, che corrisponde in realtà alla Malvasia di Lipari e che dà origine all’omonimo vino passito a DOC), la Malvasia bianca lunga, il Montonico bianco, la Guarnaccia bianca e il Pecorello, tra quelli a bacca bianca.
Le DOC calabresi.
La Calabria si presenta come una terra aspra e affascinante, dove solo di rado le montagne danno spazio a colline dai ripidi pendii. In questa regione si contano circa 25.000 ettari coltivati a vigneto, non pochi considerando che la Calabria ha solo un 10% di superficie pianeggiante e un 90% di area collinare/montuosa (50% collinare/40% montuosa). Pur disponendo di ideali condizioni climatiche in pianura e negli altopiani, la Calabria è rimasta a lungo nell’ombra del mondo vitivinicolo nazionale. Da qualche anno però assistiamo ad una ripresa produttiva ispirata a nuovi criteri di qualità, attraverso un più attento lavoro in vigna e all’applicazione di nuove tecniche in cantina. I vitigni calabresi più coltivati oggi sono il gaglioppo, con circa 80% della produzione di viti a bacca rossa e il greco bianco con circa il 90% di quella a bacca bianca. I tipi di allevamento dei vitigni si stanno evolvendo lentamente verso l’alberello basso, il cordone speronato orizzontale e verticale, la controspalliera.
I 9 vini D.O.C. della Calabria --> Bivongi (Reggio Calabria, Catanzaro), Cirò (Crotone), Greco di Bianco (Reggio-Calabria), Lamezia (Catanzaro), Melissa (Crotone, Catanzaro), S.Anna Isola di Capo Rizzuto (Catanzaro), Savuto (Cosenza, Catanzaro), Scavigna (Catanzaro), Terre di Cosenza doc (Cosenza).
SICILIA
La Sicilia
è popolata da una straordinaria varietà di vitigni, uve che danno origine e nome ai noti vini isolani, ma che da sempre sono utilizzate in tutta la Penisola nella produzione vinicola. Tra i grandi vitigni autoctoni a bacca bianca, sono imprescindibili i due Catarratti (bianco comune e bianco lucido) che, insieme, rappresentano circa 1/3 del vigneto siciliano, il Grecanico, il Grillo, l’Inzolia o Insolia o Ansonica e il Damaschino. Altrettanto note le varietà a bacca nera. Il Nero d’Avola (o Calabrese, come è chiamato in molte zone dell’isola) è una delle punte di diamante di un nutrito gruppo di campioni della vigna: il Frappato, il Nerello Cappuccio, il Nerello Mascalese e il meno diffuso Perricone (chiamato anche Pignatello). Tra i vitigni internazionali il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Syrah, lo Chardonnay e il Sauvignon, mentre, tra le varietà “nazionali”, primeggia senza dubbio il Trebbiano toscano (seppur in netto calo), seguito dal Sangiovese. Molto noti anche i prodotti vinicoli provenienti da vitigni straordinari e antichi, come lo Zibibbo (o Moscato di Alessandria), la Malvasia di Lipari il Corinto nero.
Le DOC e le DOCG siciliane.
La Sicilia, terra vocata da millenni alla vigna, ha condizioni climatiche straordinarie che consentono la produzione di ottime uve e la realizzazione di vini votati all'eccellenza con caratteristiche organolettiche uniche ed incomparabili. Oggi in Sicilia sono presenti cantine tra le più moderne d'Europa ed i loro vini ottengono i massimi premi in tutti i principali Banchi d'Assaggio e Concorsi Vinicoli Italiani ed Internazionali. Questi prodotti hanno fatto enormi passi avanti dal punto di vista qualitativo ed i vitigni autoctoni (Nero d'Avola, Frappato di Vittoria, Nerello Mascalese, Inzolia, Catarratto, Grecanico, Zibibbo, Grillo ed altri) sono conosciuti a livello internazionale. Attualmente il sistema d'allevamento più diffuso è quello a spalliera, che con circa 80.000 (ha) rappresenta il 50% della superficie vitata della regione ed è di regola adottato nei terreni freschi, seguito dall'allevamento classico ad alberello per il 38% con circa 60.000 (ha) e dal tendone per il 12% con circa 20.000 (ha). Nei nuovi impianti si vanno restringendo i sesti, le potature spesso tendono ad ottenere rese contenute per ettaro, in grado di produrre uve dai migliorati caratteri enotecnici, dalle cui poter ottenere vini importanti. In Sicilia, da alcuni anni, grazie agli sforzi di note aziende vitivinicola vengono allevate con sorprendente successo vigneti alloctoni (cioè internazionali) come Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, che dimostrano d'aver trovato un habitat ottimale in Sicilia, dando vita a splendidi vini tra i migliori d'Italia. Gli ottimi risultati raggiunti sono frutto di un azione combinata: da un lato i miglioramenti nel vigneto e dall'altro i notevoli progressi in cantina con la pressatura soffice delle uve e l'introduzione delle tecniche di vinificazione termocondizionata (a bassa temperatura per le uve bianche e con lente macerazioni sulle buccie per le nere). Diversi vini siciliani rossi e alcuni bianchi vengono poi invecchiati in botti di rovere di Slavonia, o in pregiate barriques francesi di legno onçais e Allier, e successivamente affinati in bottiglia in cantine termocontrollate.
I 23 vini D.O.C. della Sicilia --> Alcamo (Trapani, Palermo), Contea di Sclafani (Palermo, Caltanissetta, Agrigento), Contessa Entellina (Palermo), Delia Nivolelli (Trapani), Eloro (Siracusa, Ragusa), Erice doc (Trapani), Etna (Catania), Faro (Messina), Malvasia delle Lipari (Messina), Mamertino di Milazzo o Mamertino doc (Messina), Marsala (Trapani), Menfi (Agrigento), Trapani Monreale (Palermo), Moscato di Pantelleria, Passito di Pantelleria, Pantelleria doc (Trapani), Noto (Siracusa), Riesi (Caltanissetta), Salaparuta (Trapani), Sambuca di Sicilia (Agrigento), Santa Margherita di Belice (Agrigento), Sciacca (Agrigento), Sicilia doc (Agrigento, Caltanisetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani, Siracusa), Siracusa doc (Siracusa), Vittoria (Ragusa, Caltanissetta, Catania).
L'unica D.O.C.G. della Sicilia --> Cerasuolo di Vittoria (ragusa, Caltanisetta, Catania).
SARDEGNA
I vini sardi
hanno caratteristiche molto particolari, come il buon corpo e l’aromaticità. Diverse le varietà di vite, variegata la sperimentazione vitivinicola. A bacca bianca si incontrano, il Vermentino, presente in molti dei vini bianchi a DOP prodotti sull’isola, la Vernaccia di Oristano, il Nuragus, il Torbato, l’Albaranzeuli bianco, l’Arvesiniadu e il Retagliado. Tra le tante varietà a bacca rossa, il famosissimo Cannonau, che occupa un posto d’onore nella produzione vinicola isolana (primo vitigno per coltivazione, che copre circa il 30% del vigneto sardo), il Monica, il Bovale Sardo, il Carignano, il Pascale, il Caddiu, il Cagnulari, il Nieddera, il Girò e il Caricagiola. Tanti vitigni la cui origine si perde nel tempo, come la nota Malvasia di Sardegna, giunta sull’isola in epoca bizantina.
Le DOC e le DOCG sarde.
La Sardegna vitivinicola vanta una tradizione millenaria, già in epoca nuragica le tribù locali dei Sardi coltivavano la vite e producevano vino come il Cannonau che, secondo gli studiosi, sarebbe uno dei vini più antichi del Mediterraneo. In epoca romana esisteva già un vivace commercio di un'altro celebre vino sardo, la Vernaccia (tale termine sembra derivare dal latino "vite vernacula") e riscontri sulla sua esistenza sono stati trovati nella città Tharros, antico centro punico-romano di cui ancora oggi restano le vestigia. Nella successiva epoca bizantina (alto Medievo) l'attività vitivinicola ritornò a svilupparsi grazie all'opera dei monaci Basiliani di rito greco-ortodosso che introdussero nell'Isola nuovi vitigni. Nella zona di Oristano, va ricordata anche l’opera di Eleonora d'Arborea, famosa giudicessa autrice di una raccolta di leggi conosciute come la "Carta de Logu" con cui introdusse l'obbligo di tenere i vigneti ben coltivati. Arrivando al Novecento ritroviamo in sardegna una viticoltura prospera, ma pur sempre confinata al consumo locale. Solo da pochi decenni, grazie all'espandersi del turismo e a nuovi capitali dell'imprenditoria italiana, la sardegna ha visto il proliferare di moderne aziende vitivinicole che hanno introdotto il consumo dei vini come il Vermentino, il Monica, il Cannonau, i Moscati e le Malvasie a livello nazionale ed internazionale.
I 17 vini D.O.C. della Sardegna --> Alghero (Sassari), Arborea (Oristano), Cagliari (Cagliari, Carbonia-Iglesias, Oristano, Medio Campidano), Campidano di Terralba o Terralba doc (Cagliari, Oristano), Cannonau di Sardegna (Cagliari, Oristano, Sassari, Nuoro, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias), Carignano del Sulcis (Carbonia-Iglesias, Cagliari), Girò di Cagliari (Cagliari, Oristano), Malvasia di Bosa (Nuoro, Oristano), Mandrolisai o Sardegna Mandrolisai (Nuoro), Monica di Sardegna (Cagliari, Oristano, Sassari, Nuoro, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias), Moscato di Sardegna (Cagliari, Oristano, Sassari, Nuoro, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias), Moscato di Sorso-Sennori (Sassari), Nasco di Cagliari (Cagliari, Oristano), Nuragus di Cagliari (Cagliari, Oristano, Nuoro), Sardegna Semidano (Oristano, Cagliari, Sassari, Nuoro), Vermentino di Sardegna (Cagliari, Oristano, Sassari, Nuoro, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias), Vernaccia di Oristano (Oristano).
L'unico vino D.O.C.G. della Sardegna --> Vermentino di Gallura (Sassari, Nuoro, Olbia-Tempio).
Gli acronimi IGT - IGP - DOC - DOCG sono marchi a tutela dei vini, certificazioni attribuite ai vini le cui caratteristiche dipendono essenzialmente dai vigneti e dalle condizioni naturali dell'ambiente.
Il marchio I.G.T.
è un'acronimo che significa "Indicazione Geografica Tipica". I vini che si fregiano di questo marchio si collocano tra i vini da tavola e le D.o.c. Gli elementi che contraddistinguono una I.g.t. sono l’indicazione geografica della zona da cui provengono, che nella maggior parte dei casi conferisce il nome, il vitigno di base e l’annata di raccolta. Per vantare la dicitura di indicazione geografica tipica i vini devono essere prodotti nel rispetto del disciplinare di produzione.
Il marchio I.G.P.
questo acronimo significa "Indicazione Geografica Protetta" e indica un marchio di origine attribuito dall'Unione Europea a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica dipende dall'origine geografica e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione, avviene in un'area geografica determinata. Per ottenere la IGP almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area. Chi produce IGP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione e il rispetto di tali regole è garantito da uno specifico organismo di controllo.
Il marchio D.O.C.
con la dicitura “Denominazione di Origine Controllata” si riconoscono i vini prodotti in un’area territoriale definita che vantano particolari caratteristiche enologiche e chimiche, oltre che organolettiche. Tutto il processo produttivo di una D.o.c. è stabilito in un apposito disciplinare di produzione e soltanto il vino prodotto nel pieno rispetto della disciplina produttiva, dopo essere stato sottoposto ad analisi chimico-fisiche ed organolettiche da parte di commissioni di degustazione istituite presso le Camere di Commercio, che controllano la rispondenza del prodotto ai requisiti di cui sopra, potrà fregiarsi della dicitura D.o.c.
Il marchio D.O.C.G.
ovvero "Denominazione di Origine Controllata e Garantita", è riservata a vini di particolare pregio. Sono vini la cui disciplina produttiva è più precisa e dunque più restrittiva di quella dei vini D.o.c. Prima di fregiarsi della dicitura marchio di tutela D.o.c.g. il vino deve aver militato per almeno 5 anni tra i vini D.o.c.
Per informazioni e consigli telefonate al n.02/66.84.293 o scriveteci cliccando qui.
Il nostro esperto, Signor Brando, vi risponderà in breve tempo.
Enoteca liquoreria VINICOLA ROTONDI
Piazza Lagosta n. 2 - 20124 Milano - Italy
Linee Telefoniche: 02/66.84.293 - 02/66.80.46.52
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Giorni di chiusura: Domenica e Lunedì mattina
Orari d'apertura: h.10:00/h.13:00 - h. 16:00/h.19:30.
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